Museo Archives Giovanni Boldini Macchiaioli

Museo Archives Giovanni Boldini Macchiaioli

Emilia Cardona Boldini, nella stanza degli affreschi di Giovanni Boldini alla Falconiera.

Presso Villa Falconer a Pistoia, in una stanza di metri 4,5 x 8,5, Boldini dipinse, separando una scena dall’altra con fasce gialle, un gruppo di otto composizioni realizzate a tempera.
Il ciclo lo esegue nel 1868 per la signora Isabella Falconer, che conosce grazie agli amici Signorini e Uzielli durante il suo primo soggiorno in Toscana. Sebbene i limiti della tecnica prescelta non possano certamente consentire all’autore di esprimere il colorito smaltato della pittura chiara e solare delle tavolette dei Macchiaioli, consacrate a un paesaggio gioioso e perfettamente calibrato in ogni sua parte, su queste pareti, Boldini riesce comunque a rendere l’idea di una natura maestosa e sovrana i cui tempi sono scanditi dal lento avvicendarsi delle stagioni e dal pacato lavoro dell’uomo.
Alla accentuata orizzontalità dei formati allungati di taglio etrusco introdotti in Toscana da Costa e utilizzati dai Macchiaioli almeno per tutto il corso degli anni sessanta, Boldini sostituisce l’ordinaria disposizione per largo e la verticalità delle sue vedute, aperte a inquietudini atmosferiche e a movimenti esagitati.
Le rapide impressioni dipinte all’aperto, anche nella campagna di Castiglioncello, di pagliai, uliveti, paesaggi, buoi aggiogati, rivelano di aver recepito le sottigliezze dei Macchiaioli, ma di non seguirne con precisione i postulati, il suo fare infatti è nervoso, le sue colorazioni meno terse e il disegno pervaso da fremiti.
Come afferma Renato Barilli, infatti, Boldini è “partito anche lui, negli anni ’60, in stretta vicinanza col gusto macchiaiolo.
In questa rappresentazione di scena agreste, che richiama le pacate posture dei buoi dell’Abbati, il pittore contrariamente alle celebrazioni solari dei compagni macchiaioli, fa subentrare una meteorologia leggermente alterata e dalle ruvide cadenze, descrivendo una natura apparentemente serena, ma mossa da un vento lieve che spinge lentamente e dirada l’intonazione calda delle nubi pomeridiane del basso orizzonte.
Sebbene i grandi buoi di questo dipinto siano certamente quelli più tipici della maremma  rispettare le misure solide e pausate, ma già portato ad ‘andar su di giri’, come rivela nei dipinti parietali di Villa Falconer a Pistoia, ispidi, mossi, tracciati a grandi fendenti” (R. Barilli, Ragioni e percorsi di una mostra. in Secondo ’800 italiano. Le poetiche del vero, Milano, 1988, p. 27). Quei caratteri già presenti nelle opere riconoscibili come sue, raggiungono in queste composizioni eseguite sui muri della villa La Falconiera un’evidenza macroscopica.
Questo ciclo pittorico rappresenta una specie di evasione per il pittore – coi suoi cieli tersi che si aprono in un orizzonte lontano e sfondano le pareti per liberare la vista ad uno spazio illimitato – e si impone come un episodio inedito e spettacolare nel panorama artistico dell’epoca.
“La personale visione del reale unitamente alla traduzione pittorica della sua terra, trova negli affreschi del Cossa a Palazzo Schifanoia, un inevitabile punto di partenza. Le pitture della Falconiera sono un lungo ed estenuante testamento del primo Boldini, che lascia all’Italia e alla terra toscana tutta la sua enfasi stilistica ed emotiva. Le grandi immagini non raccontano un normale paesaggio in cui si osserva lo scorrere temporale, ma sono monumenti alla ciclicità del tempo, come soggetto fondamentale della rappresentazione”, scrive infatti Panconi (T. Panconi, La Falconiera, un villino sulla via di Parigi, in Antologia dei Macchiaioli, Pistoia, 1999, p. 83).
La storia del ritrovamento di queste opere è alquanto particolare e curiosa: fu la signora Cardona a scoprirle e a restituirle al loro antico splendore. Frugando fra i carteggi del Boldini rinvenne infatti una lettera inviata al pittore dall’America da un discendente di Isabella Falconer, nella quale ricordava una villa di loro proprietà nei pressi di “Perugia” dove il maestro aveva a lungo soggiornato. La Cardona ricollegò l’episodio a un racconto che Boldini le aveva fatto anni prima a proposito di alcuni affreschi, che lui stesso eseguì in una villa forse in Toscana e che erano fra le opere migliori che gli fossero riuscite. In quel periodo la Cardona aveva già cominciato a scrivere la biografia del marito Boldini nel suo tempo e Perugia le sembrò un luogo adatto per poter lavorare tranquillamente e dove poter avviare al contempo le ricerche degli affreschi perduti.
Giunta in Umbria, attivò un’indagine sistematica nelle ville del comprensorio perugino, ma non identificò nessuna costruzione con un ciclo di affreschi ottocenteschi.
Quando già molti mesi erano trascorsi e le forze e la fiducia stavano venendo meno, Emilia si accorse del macroscopico equivoco nel quale era caduta: non avendo compreso bene la grafia del giovane Falconer, aveva confuso il luogo di ubicazione della villa che in realtà era Pistoia e non Perugia. Decise quindi di partire per Pistoia e questa volta le sue aspettative non andarono deluse. Ritrovare gli affreschi di Boldini non fu per Emilia semplice, soprattutto perché le sue uniche certezze erano rappresentate da uno sfocato racconto di Giovanni, e da un’indicazione, “Pistoia”, della quale non era nemmeno sicura.
La giornalista non si dette per vinta e iniziò il suo giro per le ville del comprensorio pistoiese. Anche questa nuova avventura sembrava volgere al peggio, finché la signora decise di visitare una graziosa villetta nei pressi di Collegigliato, a pochi passi dall’elegante villa Sbertoli. Fu così che, entrando in una stanza del villino, ormai adibita a deposito agrario e le cui pareti erano completamente ricoperte da cannicci, Emilia Cardona scorse i maestosi affreschi dipinti dal celebre marito oltre settant’anni prima.

Con un’offerta che parve per il tempo decisamente considerevole, convinse i proprietari a cederle la villa, che restaurò con passione e dove visse fino alla morte avvenuta nel 1977  (T. Panconi, La Falconiera, un villino sulla via di Parigi, in Antologia dei Macchiaioli, Pistoia, 1999, p. 84).

Salva

Certificati di autenticità, tutela legale. Centro studi promozione dell'opera di Giovanni Boldini e dei Macchiaioli. Progettazione e curatela di grandi mostre culturali